Nemmeno ventenne, Daniele Amato ha già realizzato diverse collezioni di scarpe e attirato l’attenzione di Manolo Blahnik. L’abbiamo intervistato per parlare con lui di scarpe, moda e made in Italy.
E’ molto consapevole dell’importanza della tradizione del made in Italy, il designer Daniele Amato, ma allo stesso tempo guarda avanti e pensa al futuro. Com’è giusto che sia, data l’età. Solo 19 anni. Una storia nata in casa, nell’azienda di famiglia, la Leu Locati, che da oltre 100 anni produce scarpe e borse. Così Daniele, crescendo tra scarpe e accessori, si appassiona e riesce a trovare il terreno fertile per il suo talento creativo. Nel 2005 i primi contatti con Manolo Blahnik, poi diverse collezioni (debutta a soli 15 anni) di scarpe caratterizzate dalla suola blu elettrico, e le borse realizzate in esclusiva per membri della famiglia reale inglese. Enfant prodige della moda italiana, a meno di 20 anni ha già un suo stile e un suo nome affermato. A lui abbiamo fatto qualche domanda sulle scarpe e la moda.
Daniele, tu sei nato tra borse e accessori, ma pensi sia bastato questo a spingerti verso la carriera da designer? I tuoi genitori che ruolo hanno avuto?
Penso che l’esser cresciuto in mezzo alle borse abbia incoraggiato la mia passione. Non credo però che i miei genitori si aspettassero un sogno così vicino alla loro vita e non mi hanno mai spinto a prendere questa strada. Ma da quando ho deciso di farlo, mi hanno sempre sostenuto al meglio.
Ti dà fastidio che ti chiamino enfant prodige?
No, non mi da fastidio essere chiamato enfant prodige, anzi ne sono molto orgoglioso.
Quali sono gli stilisti e i designer che ti hanno ispirato di più?
Gli stilisti che mi hanno ispirato e che mi ispirano sono Alexander Mcqueen e Nicholas Kirkwood. Mi rivedo molto nelle loro collezioni e nelle loro idee.
Quali sono le tue scarpe preferite da donna e quali quelle da uomo?
Le scarpe per una donna che preferisco sono gli stivali sopra al ginocchio e i tronchetti con un tacco molto alto. Invece gli uomini dovrebbero imparare ad osare un po di più, io trovo che sia molto elegante portare uno stivale cavallerizzo sotto ad un paio di pantaloni classici.
C’è un abbinamento che quando lo vedi in una sfilata o per strada ti viene voglia di urlare e girare la testa dall’altra parte?
Non amo particolarmente quando, pur di osare, si buttano insieme troppi colori e troppi generi diversi.
Come ti vengono le idee? Parti dai materiali, dai disegni… le sogni la notte?
Non c’è uno schema, dipende molto dalle sensazioni che percepisco dall’ambiente che mi circonda, dal mondo e da quello che vedo nelle persone che mi stanno accanto. Qualsiasi cosa può far nascere in me uno stimolo. E sì, a volte le sogno la notte!
Come vedi il tuo futuro? Quali sono i tuoi progetti?
Ce ne sono tanti di progetti per il futuro, tra cui i più importanti sarebbero riuscire ad aprire un mio monomarca e realizzare una collezione di pellicce.
Pensi che l’Italia sia il posto migliore al mondo per lavorare nella moda e nel design?
Si, avendo avuto la fortuna di nascere in un azienda storica Milanese come quella dei miei genitori, ho potuto toccare con mano e gustare con i miei occhi fin da bambino, uno dei più grandi tesori che possediamo in Italia, la nostra artigianalità.