Quando vanno comprate e come devono essere scelte le scarpine per i primi passi dei nostri bimbi?
Capita di incontrare neonati che indossano minuscole scarpine che replicano quelle degli adulti, talvolta persino griffate, magari ricevute in dono da amici e parenti. Sono adorabili a vedersi, ammettiamolo, ma servono davvero? Quando e come bisogna scegliere le prime scarpe per il proprio bebè?
Prima di tutto è bene ricordare che per i bimbi – specie quelli più piccoli e a maggior ragione quelli che procedono… a quattro zampe – i piedi sono come le mani: mobili, sensibilissimi, veri e propri organi di senso che servono per esplorare e conoscere. Se il clima lo consente, quindi, la cosa migliore è lasciare i bambini scalzi, o al più con un calzino leggero. È normale che le loro estremità siano fresche, regolatevi sulla vostra temperatura corporea per valutare se davvero il piccolo può sentire freddo. D’inverno, invece, i piedini che ancora non camminano staranno sicuramente più comodi e caldi infilati in babbucce di lana o nelle tutine intere, dove avranno maggiore possibilità di movimento. Anche per gattonare, un paio di calze antiscivolo sono certamente più pratiche.
Vedi anche: A che età mettere le scarpe ai bambini
Il discorso cambia quando il bambino inizia a camminare, fase in cui è importante scegliere la calzatura giusta per non ostacolare il corretto sviluppo del piede. No a scarpe alte con la caviglia rigida, che costringono e sostengono eccessivamente: nei primi anni di vita il piede è “piatto”, e solo con l’allenamento sviluppa i muscoli necessari per formare il normale arco plantare. Vale quindi sempre il consiglio di lasciare quando possibile il piccolo scalzo, in casa o su terreni che lo consentano come la sabbia o l’erba soffice. Altrove, meglio cominciare con delle scarpine primi passi interamente in pelle, con una suola il più possibile morbida: l’intera calzatura deve essere flessibile al punto da poterla quasi “accartocciare” nella mano. Nella bella stagione l’ideale sono le ciabattine con la suola realizzata con lo stesso materiale della tomaia, per esempio dei marchi Pololo, Snuggle Feet, Dotty Fish, Bobux, Carozoo. Si trovano facilmente anche on-line.
Quando piove, fa freddo o il bambino è ormai sicuro nella sua camminata sarà possibile passare a qualcosa di più strutturato, ricordando sempre alcuni elementi imprescindibili.
1) Occhio ai materiali: solo vera pelle, o tessuti naturali, di provenienza certa. Ogni produttore dovrebbe poter dimostrare la conformità di pellami e coloranti alle norme anti tossicità. Più traspirano, inoltre, meglio è.
2) Occhio alla forma e alla flessibilità: le scarpe devono essere comode, del numero giusto (i negozianti vi sapranno aiutare a misurare la lunghezza del piedino con un apposito metro), dotate di una suola molto elastica. No e poi no a quelle che costringono a camminare come Frankenstein, come se si calzassero due scatole di latta.
3) Il costo. Sappiamo tutti che le scarpe per bambini costano molto e durano poco, ma vale la pena di investire un po’ per qualcosa che è davvero importante per la crescita. Si può risparmiare, per esempio, partecipando a gruppi di acquisto, tenendo d’occhio svendite e saldi, informandosi accuratamente su marche valide, anche se meno “note”, che possono costare un po’ meno. Le marche sono innumerevoli e solo un sapiente mix di ricerche su Internet e passaparola potrà illuminarvi.
4) E le scarpe usate? È corretto far indossare ai nostri figli scarpe portate da fratelli maggiori e cugini, o acquistate nei negozi dell’usato per bambini? Ci sono diverse scuole di pensiero, su questo, e vanno come sempre da un estremo all’altro. In generale si può dire che se si tratta di scarpine portate per un mese o poco più, sfruttate poco, soprattutto da bimbi piccoli e quindi poco “pesanti”, si può fare. Meglio evitare, invece, di far calzare ai nostri figli le scarpe da ginnastica che il cuginetto ha usato per giocare a pallone per l’intera stagione: ammesso che siano ancora intere, avranno di certo preso la forma del suo piede e questo potrebbe risultare fastidioso, se non dannoso, per chi le eredita.