A che età i primi tacchi? Qual è momento giusto perché una bambina, se vuole, possa mettere le prime scarpe col tacco? Qualche considerazione senza cadere in polemica.
Tutte noi abbiamo giocato, da piccole, a provarci le scarpe con il tacco della mamma o delle cugine, ci siamo riempite di collane e braccialetti e date maldestramente il rossetto e ci siamo atteggiate a donne grandi. Non c’è nulla di male, anche se a volte agli adulti fa un po’ effetto. Vediamo di considerare i vari punti di vista – tacco SI’ e tacco NO – per capire come muoversi senza fare danni ma anche senza fare i bacchettoni.
Bambine e tacchi, un riassunto veloce:
- Già a 10/12 anni molte bambine vogliono i tacchi
- Molte star sono state criticate per aver messo i tacchi alle figlie
- Esistono sfilate con tacchi per bambine
- Fisicamente, se indossati per poco non fanno male
- Per gli specialisti, dal punto di vista ortopedico, sotto i 12 anni sono sconsigliati
- La moda sfrutta questo desiderio di “sentirsi adulte” con il marketing
- Potete accontentarle, ma stabilite dei limiti
- Cercate di capire perché vuole i tacchi, forse è possibile accontentarle in altro modo
- Il rischio è gettare la bambina in un ruolo per il quale non è pronta, quello dell’adulta
I vip si fanno pochi problemi (ma fanno scandalo)
La prima ad accendere i riflettori sulla questione fu Madonna: parecchi anni fa fu fotografata con la figlia Lourdes, allora bambina, che indossava un paio di scarpette con un po’ di tacco. Poi nel 2009 Katie Holmes ha sdoganato la cosa lasciando calzare assai spesso alla piccola Suri sandali e ballerine con il tacco. Più di recente Heidi Klum davvero ha esagerato facendo comparire la figlia decenne con un paio di décolleté praticamente tacco 12.
Le Baby Dive, i tacchi per bambine
Nel frattempo, nel 2010 il marchio BLav aveva portato sulle passerelle del Pitti Bimbo una collezione chiamata Baby Diva, che includeva appunto scarpe medium heel per piccole star.
Subito dopo ci fu lo scandalo di Vogue Cadeaux, che nel 2011 pubblicò un servizio di moda con bambine vestite e atteggiate come modelle adulte, con ai piedi vertiginose Louboutin. L’episodio costò il posto alla direttrice di allora.
Al di là degli eccessi delle mamme vip e delle loro viziatissime creature, le scarpe col tacco per bambina si possono comprare sul serio?
Vedi anche: Scarpe per bambini economiche ma buone, come scegliere i marchi giusti
Esistono davvero i tacchi per bambine?
Sì, esistono, anche in Italia: il marchio Lelli Kelly ha in catalogo alcune ballerine glitterate con un (piccolo) tacco a rocchetto, disponibili a partire dal numero 26 (circa 4 anni).
La Disney, creatrice per eccellenza dell’immagine della principessina cui le più piccole comprensibilmente sognano di somigliare, vende online vere e proprie scarpette da Cenerentola, dal numero 24 (queste sono però sostanzialmente dei gocattoli per travestirsi, essendo fatte di gomma, e sono infatti classificate sotto la dicitura “scarpe per costumi”), ma anche veri e propri sandali open toe ispirati a Frozen, dalla taglia 17.
Ma basta un giro su eBay per trovare valanghe di scarpine principesche tempestate di strass e decori, facilmente acquistabili per esempio dal Regno Unito, classificate come scarpe da cerimonia (per le damigelle) e con veri e propri stiletti “da grande”. Per non parlare dei siti di e-commerce americani, che ne abbondano.
Una piccola deroga si può fare per le scarpe da ballo, che per esigenze di scena o di disciplina (si pensi al tip tap), soprattutto per le più grandicelle che si appassionano alla danza, possono trovare un uso limitato alla pista.
Domanda banale: ma non fanno male?
Dal punto di vista ortopedico, decisamente no. Non succede nulla di grave se la nostra bimba delle elementari le indossa per un paio d’ore a una cerimonia, ma più il piede è giovane e più lungo è il tempo in cui le si calza maggiore rischia di essere il danno: stiamo parlando di ossa e giunture ancora in formazione, estremamente flessibili e “adattabili”, che stanno cercando di assumere la posizione corretta.
Gli esperti raccomandano anzi di lasciare i bambini quando possibile scalzi e di acquistare per loro scarpe comode, con un plantare sagomato che aiuti a distribuire correttamente il peso. Non è certo il caso delle scarpette con il tacco. Da che età, quindi, la scarpa con il tacco si può considerare sicura? Secondo gli specialisti occorre aver compiuto almeno i 12 anni.
Vedi anche: I tacchi alti fanno male alla schiena?
Si possono accontentare, anche senza tacchi
Sta al genitore, con l’elasticità e la dolcezza del caso, stabilire se un desiderio possa essere davvero accontentato o sia meglio evitare. I bambini possono esprimere in maniera davvero pressante la passione per un oggetto particolare, ma sono anche in grado di comprendere spiegazioni chiare e pacate. Dopotutto, a volte ciò che realmente interessa dell’oggetto è l’atmosfera che evoca, che può essere riprodotta anche in altri modi: decorando in casa un paio di scarpe ormai consumate, acquistando un modello molto simile a quelle della mamma ma in versione baby, o lasciando senza storcere il naso che la bimba scelga un paio di ballerine flat glitteratissime e pacchianissime, che però non le rovinino i piedi.
Stabilite dei limiti
Avete valutato tutti i fattori e deciso di accontentare il desiderio della piccola? Benissimo, ma stabilite dei limiti, per esempio: puoi usare le scarpe con il tacco solo – per esempio – quando andiamo dalla nonna, o comunque solo per un tempo limitato.
Colpa dei tempi? Mmm, non proprio
Se la ragazza in questione ha superato l’età dell’asilo la questione non è più solo un gioco, ma il desiderio (di per sé legittimo) di apparire nel modo in cui lei vorrebbe. Probabilmente è un errore pensare che si tratti di un fenomeno dei “tempi moderni”. Da sempre il look, in un modo o nell’altro, nella fase della crescita ha un peso per il ruolo che si riveste nella società a volte spietata dei pari età. Non è solo questione di moda o di soldi, ma di un’apparenza generale che, lo si voglia o no, influenza almeno al primo impatto il giudizio del gruppo: chi è il più fico, chi invece lo sfigato della classe.
Se si prende atto di questo come di una fase quasi ineluttabile del mestiere di crescere, invece di minimizzare la questione come una sciocchezza da ragazzini, sarà assai più facile avere l’approccio giusto e aiutare i nostri figli da un lato ad avere fiducia in sé come persone, e quindi a coltivare le proprie qualità interiori insieme all’amore per il proprio corpo, e dall’altro a difendersi dalle aggressioni del marketing. Perché è lì che sta il problema: non nel fatto che i bimbi vogliano apparire belli e indossare capi che li facciano sentire sicuri di sé, ma nel fatto che case di moda e agenzie di pubblicità cavalchino questa naturale inclinazione per indurre nei ragazzi desideri, bisogni, modelli insinuati dall’alto e basati su logiche adulte.
Un rischio sottile
Nel caso specifico delle scarpe con il tacco c’è un elemento in più a rendere delicata la questione. Una felpa firmata potrà far sentire nostra figlia “a posto”, ed entro certi limiti si può pensare di concederla, magari come regalo di compleanno o per festeggiare un traguardo raggiunto.
Un paio di scarpe con il tacco, una minigonna, una maglietta ammiccante invece gettano nostra figlia in un ruolo per il quale verosimilmente non può essere pronta, anche se non lo sa.
I tacchi ne fanno una caricatura, tanto è vero che all’adulto l’impatto visivo suona un po’ perturbante. La costringono a un continuo salto pericoloso fra essere se stessa e impersonare un’altra, una che ha un’età, un corpo, una maturità ben diverse. E impersonarla non per gioco, fra le mura di casa con le amichette, ma per strada, a scuola, al parco.
Vedi anche: Le migliori scarpe per bambini
Giocare a fare i grandi
Anche senza chiamare in causa il pericolo pedofilia, che purtroppo non ha necessariamente bisogno di accessori vistosi per esistere, certamente non si può non considerare il potenziale rischio che tutto ciò può comportare, specie su personalità fragili, per uno sviluppo equilibrato: imparare che il corpo, con l’adolescenza e oltre, ha un linguaggio complesso, padroneggiare i sottili meccanismi fra destare interesse e sciuparsi, fra esporsi ed esprimersi, è un processo delicato e faticoso.
Non si tratta di fare i bacchettoni: lasciare che i ragazzi si avvicinino a una vita sociale e amorosa serena e soddisfacente all’età in cui si sentiranno pronti per farlo è sacrosanto, ma ben diverso dal consentire loro di “giocare ai grandi” in un modo che vada al di là del loro controllo, in un modo che non scaturisca da loro stessi ma derivi dalla presenza di modelli mal pensati.
Vedi anche: Non solo tacchi, anche Barbie mette le scarpe basse